Pachinko è uno spettacolo speciale. Adattato dal bestseller di Lee Min-Jin, il drama di AppleTV fa un lavoro ammirevole adattando questa storia multigenerazionale. Con una fotografia eccellente, una recitazione brillante e un passaggio senza sforzo tra dialoghi inglesi, giapponesi e coreani, questo drama d’epoca è assolutamente da guardare, anche se non è privo di difetti.
Il titolo Pachinko, riecheggia in un’allegoria per il popolo coreano che cerca di guadagnarsi da vivere in Giappone nel 1930.
Il gioco del Pachinko è di fortuna, e tutti sperano essere fortunati e vincere alla grande. Il fatto è che le macchine sono state truccate per assicurarsi che non si vinca mai.
Nella sua forma più semplice, Pachinko sembra una combinazione di Roots e Mr Sunshine. A differenza di uno di questi, però, Pachinko taglia e cambia la sua storia per fondere più linee temporali del libro insieme. Questa è sia la parte migliore che quella peggiore del drama.
La premessa di base è incentrata su Sunja, vediamo il suo viaggio attraverso gli anni e come tutti gli alti e bassi che ha affrontato l’hanno plasmata nella donna che diventerà in futuro.
La prima storia inizia nei primi anni 1990, con un’introduzione a Sunja da adolescente. È la figlia di un pescatore paralizzato e la sua vita cambierà per sempre. Parte di questo deriva dall’incontro con un bel sconosciuto al molo chiamato Hansu.
Man mano che la coppia si avvicina, lui le promette il mondo e iniziano una relazione. Sunja rimane incinta. Quando scopre che Hansu è sposato, si rifiuta di essere la sua amante segreta. Invece, sposa un ministro gentile di nome Isak. Decide di trasferirsi in Giappone con lui, e questo scatenerà una serie di avvenimenti attraverso le generazioni della sua famiglia.
Questo viaggio è poi intervallato da un’altra trama che si svolge nel presente, che coinvolge il nipote di Sunja, Solomon. Lavora per ricchi americani ed è alla disperata ricerca di farsi un nome. Più si addentra negli abissi del suo lavoro, più si rende conto che il gioco è truccato contro di lui, creando un intrigante ricerca dell’anima mentre Solomon impara chi è e cosa comporta il suo destino.
Queste due trame si intrecciano e danzano l’una con l’altra per tutta la stagione. Mentre la maggior parte delle mosse sono sincronizzate e ben ritmate, ci sono un paio di passi falsi che sembrano scelte registiche sbagliate.
All’inizio, un personaggio muore nella linea temporale di Solomon e sembra li per li una morte irrilevante. Solo, mentre gli episodi scorrono, impariamo presto che questa persona era parte integrante dell’educazione di Sunja durante la linea temporale precedente con la nostra sunja più giovane. Questi piccoli momenti perdono l’impatto emotivo che avrebbero potuto avere con una trama più lineare. E questo è particolarmente dannoso dato che lo spettacolo è già stato rinnovato.
Ironia della sorte, l’unico episodio che spicca come il migliore sembra essere l’episodio 7, che è un capitolo autonomo che funge da episodio di bottiglia per esplorare più del retroscena di Hansu. È uno sguardo affascinante nella mente e nella psiche di un personaggio che – fino a quel momento – è stato davvero descritto solo fugacemente.
Questo non vuol dire che il montaggio in questo spettacolo sia scadente o che questa sia la scelta sbagliata. Ci sono alcuni momenti davvero importanti che hanno molto senso raccontati in questo modo.
Le parole di saggezza che sono state instillate a Sunja in passato, solo per poi essere riprese da Sunja che dice a Solomon la stessa cosa nella linea temporale successiva, è un ottimo modo per mantenere questa idea di saggezza generazionale, onore e legami familiari protagonisti in questa serie . E che serie!.
Accanto alla storia eccellente c’è l’estetica. Non solo le immagini, ma anche la colonna sonora è perfetta. Il cocompositore Nico Muly ha fatto un ottimo lavoro, portando una combinazione di segmenti di archi cupi e riflettenti accanto ad alcuni bellissimi strumentali per pianoforte. Questa è in realtà una delle parti più sobrie di questo spettacolo, ma comunque importante.
Pachinko è un drama d’epoca epico tragico e ben scritto che non è solo uno dei migliori drama coreani di quest’anno, ma è anche facilmente in corsa per il miglior programma televisivo in assoluto. Questo è un must e un punto culminante nella crescente lista di spettacoli di AppleTV.
Pachinko per la critica miglior drama 2022 dopo premiere
Basato sull’omonimo libro del 2017 scritto da Lee Min Jin, il drama coreano di Apple TV Pachinko sta già debuttando con recensioni sorprendenti.
Interpretato dalle stars Youn Yuh Jung, Kim Min Ha e Lee Min Ho, il drama si è guadagnato il titolo di “il miglior drama dell’anno” da NME. La rivista britannica ha spiegato perché era un tale gioiello.
Con il drama coreano in onda in meno di ventiquattro ore, NME ha avuto modo di guardarlo in anticipo e ha spiegato perché era così innovativo.
Nonostante il dramma si svolga in tre diverse linee temporali della vita del personaggio principale Sun Ja, la rivista lo ha elogiato per quanto bene “scivola avanti e indietro attraverso le linee temporali senza essere confuso o contorto”. Parla anche di un punto importante della storia coreana.
Pachinko inizia nel 1910, quando la Corea fu occupata dal Giappone, concentrandosi sulle “vite della popolazione Zainichi, o popolo coreano emigrato in Giappone durante l’occupazione”.
Seguendo le molteplici generazioni della famiglia nel 1980, spostandosi anche tra New York e Tokyo, il drama riceve elogi per aver gestito un argomento così delicato con una narrazione e una recitazione sorprendenti.
Pachinko è una masterclass nella costruzione di un drama intorno a un momento delicato della storia recente. Un periodo che – i suoi membri del cast hanno condiviso nelle interviste – non è ampiamente discusso in Corea, per non parlare del mondo in generale.
— Rhian Daly (NME)
La recitazione accorata di tutto il cast, in particolare del premio Oscar Youn Yuh Jung, ha reso reale la “fortuna, la sopravvivenza e il sacrificio” dei personaggi. Tanto che NME lo ha definito uno dei migliori drama che “ti perseguita per giorni, settimane e mesi dopo”.
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